TANGENTI A MANFREDONIA: TUTTI CONDANNATI, MA LA STORIA CONTINUA
Condannato l’ex ministro Rino Formica, accusato insieme ad altri esponenti politici di aver intascato una tangente di cinque miliardi di vecchie lire, nella realizzazione di nastri trasportatori sul porto industriale di Manfredonia, giustamente denominati “nastri d’oro”. Nella casa dell’imprenditore Pisante fu trovata una sorta di libro paga, frutto di un preciso accordo tra le parti: il 2% dell’intero importo dell’appalto alla D.C., l’1,5% al Psi, lo 0,5% al Psdi, l’1% a Wladimiro Curatolo, ex segretario della Dc foggiana e collettore delle tangenti per conto della Dc e del Psdi.
Insieme a Rino Formica, a cui sono andati cinque anni di reclusione, condannati i suoi colleghi di partito: Mimì Romano, Franco Borgia, Roberto Paolucci ed esponenti del partito a Manfredonia. Cinque anni anche a Franco Di Giuseppe, fino a qualche mese fa segretario provinciale dell’Udc. La pena più pesante è toccata all’ex assessore regionale del Psdi Giuseppe Affatato.
Perché questo elenco? Perché non penso le cose siano molto cambiate nella vita politica, come dimostra il recente caso dell’assessore regionale Silvestri, e credo serva ancora una volta rispondere all’obiezione che questi illeciti siano il costo che si deve pagare alla politica.
Allora vediamoli questi costi:
1. L’aumento dei prezzi degli appalti fino a due o tre volte il loro valore;
2. Il condizionamento delle campagne elettorali, dove dominano i migliori raccoglitori di tangenti;
3. La formazione nelle istituzioni di lobby dedite alla concussione ed alla gestione delle risorse illecitamente ottenute;
4. L’esclusione dagli appalti pubblici degli imprenditori seri ed onesti;
5. L’inquinamento dei partiti, dominati da maneggioni che fanno andar via tutti coloro che vorrebbero partecipare all’attività politica per motivi ideali e non da faccendieri.
E’ vero che “pecunia non olet”, ma un furto è un furto, sia se fatto per sé che per il proprio partito; anzi il furto è tanto più grave quanto maggiori sono le conseguenze che determina, non escluso l’inquinamento della vita pubblica. Perciò, se questo è il costo da pagare alla politica, non si tratta certamente della politica con la “P” maiuscola, ma della politichetta che si crogiola nella corruzione e nel malaffare.